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Lo
storione comune, Acipenser sturio
Linnaeus, 1758 |
Caratteri
meristici - Sul numero degli scudi
ossei i vari autori hanno pareri discordi, probabilmente perché basano i
loro dati su quelli relativi alle popolazioni dei loro paesi. Il numero di
scudi dorsali dovrebbe essere compreso tra nove e sedici, quello dei
laterali da ventiquattro a trentasei, mentre il numero di scudi ventrali
dovrebbe variare tra otto e quattordici. La pinna dorsale presenta 30-50
raggi, l'anale 22-33. Il numero di branchiospine presenti sul primo arco
varia da 15 a 29. Negli ultimi anni, il risveglio d'interesse sugli
Acipenseridi, ha consentito di svolgere ricerche cariologiche sul
cariotipo della specie e di valutare la quantità di DNA in nuclei aploidi.
Per le popolazioni italiane non abbiamo dati precisi di tipo tassonomico. |
Descrizione
- Acipenser sturio ha corpo fusiforme, con scudi ossei ben
evidenti. Le placche dorsali appaiono più sviluppate, con protuberanza
centrale, senza spina negli adulti e con spina nei giovani. Il capo si
allunga per formare un rostro triangolare, dall'apice arrotondata,
lievemente incurvato verso l'alto e concavo superiormente. La lunghezza
del muso è quasi uguale alla metà della testa. Il preopercolo è
assente. L'occhio è relativamente piccolo. I fori nasali sono grandi e
ben evidenti. La bocca, priva di denti, piccola rispetto ad altre specie,
è nettamente infera, protrattile e tubiforme. Il labbro inferiore è
formato da due lobi fra i quali si trova un'interruzione mediana. Davanti
alla bocca pendono quattro barbigli cilindrici e filiformi, che si
originano a circa metà distanza dalla punta del rostro. I barbigli, non
sfrangiati e a sezione rotonda, rivolti all'indietro non raggiungono il
labbro superiore. La pelle è nuda, con gli scudi, piuttosto larghi e di
colore bianco o biancastro. La pinna dorsale, ha origine molto arretrata,
si trova presso la caudale ed è opposta all'anale che è più piccola e
arrotondata. Le pettorali si inseriscono in basso, dietro l'opercolo; le
pinne ventrali sono in posizione addominale e la caudale è eterocerca con
il lobo superiore molto sviluppato. Tutte le pinne hanno raggi molli. Il
primo raggio delle pinne pettorali è grande e ossificato. Lo scheletro è
parzialmente cartilagineo. Il colore del dorso è grigio-bruno, con
riflessi verdastri o azzurrastri, più chiaro sui fianchi. Il ventre è
argenteo, biancastro o giallastro. La zona ventrale è bianca o
giallognola. Le pinne sono grigie, con lievi toni di giallo nelle
pettorali.
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Dimorfismo
sessuale - Non evidente.
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Acipenser sturio |
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Part. bocca |
Particolari della testa in vista dorsale e
ventrale |
Habitat
- Lo storione Comune è un tipico pesce eurialino che si trattiene in
vicinanza delle coste e penetra nelle acque dolci solo per riprodursi. In
mare A. sturio frequenta profondità diverse in base alla taglia: gli
esemplari lunghi circa un metro si trattengono tra i venti e i cinquanta
metri di profondità, mentre quelli lunghi più di due metri prediligono
profondità di circa 120 metri. Secondo D'Ancona gli storioni italiani
svernano su fondi sabbiosi, fangosi o rocciosi, con o senza vegetazione,
non lontano dalle foci dei fiumi e, dalla fine dell'inverno alla
primavera, risalgono per lunghi tratti i corsi dei fiumi per la
riproduzione.
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Alimentazione
e abitudini - Lo storione comune si nutre soprattutto di molluschi,
che raccoglie grufolando sul fondo con l'aiuto dei suoi barbigli tattili,
e di altri pesci. Nei fiumi gli esemplari giovani si nutrono soprattutto
di larve d'insetti, vermi e crostacei. Nel Mare del Nord, la specie preda
occasionalmente anche pesci della famiglia degli Ammodytidae. La risalita,
che i maschi iniziano prima delle femmine, si arresta a valle dei tratti
di fiume ove la temperatura dell'acqua sia troppo bassa, la portata scarsa
e manchino fondali profondi e tranquilli, nei quali i riproduttori possano
sostare in attesa della maturazione delle gonadi. A. sturio è
generalmente solitario, di abitudini notturne, e legato all'ambiente
bentonico ma, soprattutto verso sera o nelle prime ore del giorno, si può
osservare mentre compie notevoli balzi fuori dall'acqua. Penetra nei fiumi
già in gennaio-febbraio, nonostante la fregola avvenga fra marzo e maggio.
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Riproduzione
- Secondo il clima e le risorse trofiche delle regioni in cui vive, lo
storione Comune ha tempi diversi per il raggiungimento dell'età
riproduttiva. I maschi arrivano a maturità tra i sette ed i quindici
anni, quando misurano 100-150 cm e pesano 10-13 kg, mentre le femmine tra
gli otto ed i venti anni quando misurano 120-180 cm e pesano 15-50 kg.
Nessun individuo di lunghezza inferiore a 1 m è sessualmente maturo. La
vastità dell'areale di A. sturio determina una certa differenza
sulle date in cui si verifica la riproduzione e, spesso, presenza di
esemplari in acque fluviali è da riferirsi anche a migrazioni trofiche.
La maggioranza degli autori sostiene che gli storioni iniziano la montata
nelle acque dei fiumi in gennaio e fregano da marzo a giugno. Secondo il
Bonaparte, invece, "lo storione depone le uova in principio di
primavera e, sgravato, entra nei fiumi nei quali si piglia di maggio e di
giugno, come si pratica sovente nel Tevere ". Nel basso Po gli
storioni si trovano da marzo a giugno (Pavesi), nel Golfo di Napoli
depongono le uova in aprile-maggio (Costa). I maschi giungono nelle zone
di riproduzione prima delle femmine. La montata, può portare gli storioni
fino ad alcune centinaia di km dalla foce. La deposizione avviene ad una
profondità variabile tra i due ed i dieci metri, in acqua a forte
corrente e ben ossigenata, su fondali a ghiaia e ciottoli e sono fecondate
da piccoli gruppi di maschi. Le uova sono di colore nerastro ed hanno un
diametro di circa tre millimetri. Ogni femmina ne depone da 20.000 a
25.000 circa per ogni chilo di peso, vale a dire da 200 mila a
2.400.000-7.500.000 per individuo. Le uova sono adesive e aderiscono ai
ciottoli del fondo. La schiusa si verifica, secondo la temperatura
dell'acqua, entro 3-6 giorni. Alla nascita le larve misurano circa 10 mm e
si alimentano con microrganismi come dafnie e copepodi. Trascorsi da uno a
due anni, i giovani storioni scendono al mare e dove passano da sette a
quattordici anni prima di cominciare la prima risalita. Alcuni autori
sostengono l'ipotesi che non tutti gli storioni comuni risalgano i fiumi
per la riproduzione. Il Paolucci, per esempio, ha trovato piccoli
storioni, di lunghezza compresa tra i 20 e i 25 centimetri, alla foce
dell'Esino, un piccolo fiume che gli storioni non possono risalire per la
frega. Giovani storioni, di lunghezza compresa tra i 19 centimetri e il
mezzo metro, sono stati catturati nel Golfo di Napoli, molto
probabilmente, si tratta di soggetti nati nelle acque salmastre antistanti
le foci dei fiumi locali. Si conoscono ibridi con specie congeneri ed
anche con Huso huso. Dopo la frega gli esemplari di questa specie
attendono da due a quattro anni, talvolta anche di più, prima di essere in
grado di attuare una successiva riproduzione.
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Accrescimento - Gli storioni Comuni sono
pesci di grandi dimensioni a crescita rapida, con esemplari che possono
superare la lunghezza totale di cinque metri e il peso di molti quintali;
nell'areale italiano le taglie restano al di sotto di questi valori,
superando raramente la lunghezza di due metri e il peso di duecento chili.
Per le popolazioni italiane sono scarse le informazioni
sull'accrescimento, la durata del periodo vitale e la biologia
riproduttiva. Da lavori svolti su esemplari delle coste atlantiche
francesi sono emersi i seguenti dati: a 1-2 anni è raggiunta la lunghezza
totale di 30-50 cm (150-450 g), a cinque anni 70-80 cm (2-3 kg) e a 10
anni 140-160 cm (15-30 kg). La lunghezza massima è attorno a 350 cm (oltre
200 kg); nel 1977 alla foce dell'Adda fu catturato un esemplare di 275 cm
(175 kg). Lo storione è assai longevo, potendo superare 40 anni di vita,
anche se la maggior parte degli individui non oltrepassa 25 anni, altri
ricercatori sostengono che lo storione Comune supera i cento anni d'età.
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Predatori,
parassiti e malattie - A. sturio è parassitato dal copepode
Dichelestium sturionis che vive sulle branchie.
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Acipenser sturio |
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Scudi ossei e particolare della coda in vista
laterale |
Status
della specie - A. sturio corre
seri rischi di estinzione, anche se la specie ha un ampio areale di
distribuzione, è stata inclusa nella lista mondiale delle specie in
pericolo redatta dall'IUCN e, dalla Direttiva 92/43 CEE, nella lista delle
specie europee maggiormente minacciate. La specie è quasi scomparsa
nell'Oceano Atlantico ed estinta nel bacino del mar Mediterraneo, dove era comune ancora alla
fine del XIX o nella prima metà del XX secolo in un gran numero di
"stazioni". Il declino della specie è
imputabile alla pressione di pesca, ad inquinamento, e alla presenza di sbarramenti di vario tipo
costruiti lungo il percorso dei fiumi. Nel fiume Elba in Germania, per
dare un'idea della velocità e della consistenza del decremento, furono
pescati 2800 storioni nel 1890, 34 nel 1918 e soltanto pochi esemplari nel
1965. Anche il rapido declino delle popolazioni italiane è stato
determinato dalla pesca indiscriminata e dall'erezione di sbarramenti che
hanno impedito la risalita fino alle zone adatte alla riproduzione. Questo Acipenseride, aveva una grande diffusione nei fiumi italiani nella prima
metà del XIX secolo. Localmente era numeroso ed oggetto d'intensa pesca,
soprattutto durante il periodo di ritorno al mare dei riproduttori. Oggi è
estinto. Nella tradizione popolare resta il ricordo della pesca di
storioni in località lontane dal mare come il fiume Arno ad Arezzo. In
buona quantità si poteva osservare soltanto nel Po, ma solo fino allo
sbarramento artificiale di Isola Serafini ed alle foci di alcuni suoi
grossi tributari. Le segnalazioni, ancora relativamente frequenti fino
alla fine del secolo, provenivano dalla foce dei maggiori fiumi friulani,
veneti, abruzzesi e molisani.
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Protezione
- Secondo i protezionisti, la specie dovrebbe essere tutelata a livello
europeo. In effetti A. sturio figura tra le specie gravemente
minacciate di estinzione citate all'allegato II della Direttiva 92/43 CEE,
ma non pare che si siano attuati i provvedimenti necessari a tutela. In
Italia dovrebbe essere protetta dal 1989 (D.M. del 3 maggio 1989 del
ministero della Marina Mercantile, Gazzetta Ufficiale n. 158 dell'8 luglio
1989). In Italia, non è consentita la pesca d'individui di lunghezza
inferiore a 60 cm.
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Protezione
- Il caso degli Acipenseridi, può essere citato da esempio per i
conflitti tra le legittime richieste di una protezione faunistica efficace
e le esigenze di bilancio dei singoli governi. La forte riduzione
d'esemplari delle specie della famiglia è causata principalmente dalla
creazione di sbarramenti fluviali. Soltanto un serio progetto di rimozione
delle barriere, con la costruzione di scale di risalita in corrispondenza
dei principali sbarramenti, potrebbe riportare questi pesci a ripopolare
le zone dove erano un tempo comuni. Purtroppo, citiamo ad esempio
l'Italia, anche se esistono leggi che impongono la costruzione di scale di
monta per dighe e briglie traverse, non si è mai provveduto (o solo in
casi eccezionali) a mantenere la continuità zoogeografica dei fiumi.
Questo palese atto di mancata applicazione di una legge viene compiuto per
diminuire i costi delle opere idrauliche, aumentando di conseguenza i
danni all'ambiente. Fino a che non si avrà un'inversione di questo tipo
di mentalità, che speriamo indotto anche dall'azione della magistratura,
non potremo mai recuperare le vere caratteristiche ittiofaunistiche dei
nostri corpi idrici.
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Valore
economico - Le carni bianche, sode, molto pregiate, sono
commercializzate fresche, congelate, essiccate, affumicate e inscatolate.
Con le uova si prepara il prelibato caviale "osetra" e con la
vescica gassosa un'ottima colla di pesce. Lo storione Comune ha carne
grassa il cui sapore è stato paragonato a qualcosa di intermedio tra il
vitello e l'anguilla, con uno spunto di gambero. Gli antichi greci,
romani, persiani e cinesi ritenevano questo pesce una vera prelibatezza,
riservata ai palati più fini. Lo storione era addirittura servito a
tavola in piatti coperti di fiori e ornati di stoffe preziose. Dopo la
scoperta che le uova, bagnate di acqua di mare salata, miglioravano
notevolmente il loro ottimo gusto, l'interesse gastronomico del caviale
superò largamente quello della carne del pesce. Il caviale, secondo i
persiani, era, oltre che un cibo, un elisir miracoloso, specialmente se
"malossol" e cioè con poco sale, e per il suo potere taumaturgico fu
assai ricercato da imperatori, re e sultani. Le uova di storione hanno un
alto valore energetico: 100 g di caviale contengono circa 250 calorie,
molte vitamine (in particolare la E) e sono praticamente prive di grassi.
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Pesca - La pesca dello storione Comune viene
attuata con lenze e reti da fondo, arponi e fiocine. Attualmente la pesca
dello storione riveste qualche importanza solo nella regione del Mar Nero.
Lo storione Comune fu probabilmente tra i primi pesci catturati dai nostri
antenati preistorici, con fiocine, lance e arpioni dalle punte di selce o
di osso e trappole poste nelle parti più strette del corso dei fiumi.
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