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Barbo europeo,
Barbus barbus
(Linnaeus, 1758) |
Caratteri
meristici - Squame in linea
laterale: 53-63. Vertebre: 46-47.
Pinna dorsale: III-IV/7-9. Pinna anale: II-III/5-6. Pinne
pettorali: I/16-18. Pinne ventrali: I/10. Pinna caudale: 19-20. Denti
faringei: 2.3.5-5.3.2. |
MNHN 0000-3822
Suisse (olotipo) |
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MNHN 0000-3822
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Descrizione
- Corpo slanciato a sezione ovale moderatamente compressa
lateralmente. Bocca ventrale con 4 barbigli sul labbro superiore. Labbro
inferiore spesso, con lobo mediano rigonfio.
Profilo ventrale quasi rettilineo, dorso appena arcuato. Pinna dorsale con
bordo posteriore concavo. Ultimo raggio spinoso della pinna dorsale
dentellato su tutto il bordo posteriore, con porzione flessibile estesa
dal 20 al 40% della sua lunghezza. Squame cicloidi relativamente piccole,
saldamente inserite nel derma. Squame del dorso con da 1 a 5 creste
epiteliali longitudinali. Da 12 a 14 file di squame tra l'origine della
pinna dorsale e la linea laterale. Colorazione del dorso variabile da bruno verde a
verde nerastro più o meno scuro. Fianchi di colore progressivamente più
chiaro, fino ventre bianco o bianco giallastro. Sulle parti superiori ed i
fianchi è diffusa una fitta punteggiatura scura. Pinne ialine, giallastre o grigio verdastre,
possono presentare alcune macchie scure, più frequenti sulla dorsale,
l'anale e la caudale. Tranne la dorsale, tutte le pinne presentano
sfumature di
tonalità rossastra che aumenta di intensità in corrispondenza del margine esterno. |
Dimorfismo
sessuale - Non evidente. Nella stagione della riproduzione i maschi
mostrano
di tubercoli nuziali biancastri, disposti in file longitudinali sul capo e
sul dorso. |
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Habitat
e abitudini
- Corso medio ed
inferiore di fimi a grande e media portata, con acque limpide e corrente
veloce (zona del barbo), dall'area pedemontana alle pianure costiere.
Occasionale in ambienti lacustri. Specie gregaria e bentonica, legata a
substrati duri, misti a ghiaie grossolane, pietre e sabbia. Forma branchi
più o meno numerosi, costituiti da esemplari di varia taglia ed età, a cui
spesso si associano altri ciprinidi. Di tendenze moderatamente fotofobe, i
barbi svolgono attività maggiore durante le ore crepuscolari e notturne.
Durante il giorno restano nascosti tra le asperità del fondale, dove la
corrente è più forte, spesso vicino a cascate o presso le estremità dei
moli. Verso il tramonto i barbi diventano più attivi e, durante le ore
notturne, si disperdono per la caccia al cibo. B. barbus ha una
bassa tolleranza per acque molto fredde, gli esemplari di questa specie
trascorrono i mesi più rigidi in stato latente, riuniti in gruppi che si
raccolgono nei tratti più profondi dei fiumi, nelle buche che si aprono
nelle rive o sotto massi, fascine, ecc. Alle latitudini più settentrionali
l'attività si limita ai mesi compresi tra la primavera inoltrata e
l'inizio dell'autunno. Durante il periodo di frega gli adulti si
riuniscono in grandi
branchi, che compiono migrazioni anche per
distanze considerevoli, al fine di raggiungere luoghi adatti alla frega.
Gli avannotti e gli immaturi frequentano acque basse, si trattengono
spesso lungo le sponde dei corsi d'acqua, dove svolgono attività durante
tutta la giornata.
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Alimentazione - La dieta si compone
principalmente di invertebrati, come
insetti e loro larve, vermi, molluschi e crostacei, in misura minore viene
assunto detrito organico, vegetali, uova ed avannotti di pesce. Gli adulti
di taglia maggiore hanno abitudini
notevolmente aggressive e tendono a diventare
ittiofagi, predando attivamente piccoli pesci bentonici come ghiozzi,
cobiti e scazzoni. In alcune zone dell'Europa orientale questi pesci sono
stati osservati mentre si nutrivano dei resti animali presenti nelle acque
di scarico dei macelli. |
Riproduzione
- A seconda della latitudine la frega a luogo da maggio a luglio, quando
la temperatura dell'acqua raggiunge circa 15°C. Le femmine depongono a più
riprese, con intervalli di circa 10 - 15 giorni, in una stessa stagione.
Durante la frega le femmine vengono singolarmente corteggiate da gruppi di
maschi. La deposizione ha luogo su
fondali ghiaiosi, in zone di bassa
profondità, in acque molto ossigenate a corrente sostenuta.
Ogni femmina depone da 3.000 a
6.000 uova di colore giallastro, dal diametro di circa 2 mm e provviste di
filamenti adesivi. La durata dello sviluppo embrionale è relativamente
breve, richiede da 10
a 15 giorni, a seconda della temperatura dell'acqua. Le larve giacciono
tra le asperità del fondale fino al riassorbimento del sacco vitellino,
poi iniziano a spostarsi autonomamente e a cibarsi di microinvertebrati di fondo. |
Accrescimento e resilienza - Tempo minimo di
raddoppiamento della popolazione, basso: 4.5-14 anni (tm=3-5). A
seconda della popolazione. la maturità
sessuale viene raggiunta dai maschi tra il secondo ed il quinto anno di
vita, mentre le femmine maturano circa uno o due anni più tardi.
a 4-5 anni. Dimensione massima segnalata: 120 cm TL. Peso massimo
pubblicato: 12.0 kg. In natura, la durata della vita di B. barbus è
stimata di poco superiore ai 15 anni. |
Predatori,
parassiti e malattie - Specie soggetta e vettore di malattie
virali e batteriche, ospite e vettore di varie specie di parassiti, come vermi
elminti, protozoi, crostacei, ed altri invertebrati. Esemplari feriti
e/o malati possono contrarre gravi infezioni micotiche. Gli individui giovani possono essere predati da molte
specie di pesci ed uccelli ittiofagi. Gli adulti rientrano nella dieta di grandi pesci come
S. glanis, S. lucioperca ed E. lucius. |
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Status
della specie - All'interno della sua area di diffusione
originaria la specie appare ancora relativamente comune ed abbondante.
Molte popolazioni entrarono in declino durante la seconda metà del secolo
scorso, in coincidenza con lo sviluppo delle grandi centrali
idroelettriche e lo sviluppo dell'attività industriale, ma attualmente
appaiono stabili su livelli medi. Localmente B. barbus può essere
minacciato da alterazioni antropiche di vario genere, tra cui predomina
l'inquinamento e la regimazione dei corsi d'acqua. La recente espansione
numerica di varie specie di uccelli ittiofagi, come aironi e cormorani riesce
incidere sensibilmente sulla
consistenza numerica di molte popolazioni. Considerato un'ottima preda dai
pescatori sportivi, per le dimensioni e la combattività, Barbus barbus è stato spesso introdotto
(illegalmente o incoscientemente) in aree estranee alla sua distribuzione
naturale, spesso determinando il declino o la scomparsa di specie ittiche
autoctone. Nelle porzioni meridionali del nuovo areale conquistato dalla
specie, tende a soverchiare le specie congeneri attraverso, azione di
vettore per malattie virali, batteriche e parassiti, predazione diretta,
concorrenza alimentare, concorrenza per le aree di frega, ibridazione e
conseguente introgressione genetica nel pool delle specie indigene. Per
questi motivi la specie può essere ritenuta una vera e propria "peste"
nei confronti delle popolazioni autoctone di altre specie del genere
Barbus. |
Protezione
- In quasi tutti i paesi dove la specie è autoctona esistono misure
minime e periodi di divieto di pesca. Tutte le
specie del genere Barbus, sono inserite in "ALLEGATO V" della "DIRETTIVA
92/43/CEE DEL CONSIGLIO" del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna
selvatiche. Nella Lista Rossa IUCN (International Union for Conservation
of Nature and Natural Resources) la specie è classificata a preoccupazione
minima (LC, Least Concern). |
Valore
economico - Scarsa importanza commerciale, sebbene spesso grosse
partite ne vengano catturate durante le migrazioni a scopo
riproduttivo. In alcune località è considerato molto pregiato. La
carne è molto ricca di spine, ma gustosa, soprattutto quando il pesce è
grosso o molto piccolo. In alcune regioni le uova sono velenose e causano diarrea e
vomito, per tale motivo un tempo erano usate come vomitivo popolare. |
Pesca
- La pesca commerciale, limitata ad alcuni paesi dell'est europeo ed
alla Russia, viene esercitata con reti a strascico, da posta o con bilance.
Apprezzato dai pescatori sportivi, per la sua capacità di lottare con
energia. Generalmente si insidia alla passata, con canna fissa o bolognese,
o a fondo (legering). La pesca a mosca è praticata con artificiali
affondanti. In molte zone dell'Europa centro orientale gli esemplari più
grandi di questa specie vengono catturati a spinning, utilizzando piccoli
artificiali rotanti. |
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